San Vito romano - Lazio

Il territorio

San Vito Romano sorge alle pendici del monte Manno, ai piedi del complesso calcareo dei monti Prenestini, su una struttura arenarica grigio gialla ancora affiorante nei vicoli medievali. Un paesaggio collinare di boschi cedui, di tigli, di castagni e più in basso di uliveti e vigneti caratterizza il territorio, insieme a molta vegetazione spontanea come la ginestra. All’interno dell’abitato in un boschetto di origine antropica, detto de «La Macchiarella» si trovano essenze arboree di castanea sativa, nota come castagno, e sporadicamente vi si trovano piccoli nuclei di abeti bianchi, ormai acclimatati. Il boschetto divenne demanio pubblico poiché il Notaio Paolo Castellini, che ai primi del Novecento lo aveva acquistato da Silvio Quaresima, decise di donarlo al Comune. Il Castello fu la prima residenza certa dei governatori della Terra di San Vito. Nel corso del Seicento, passato il feudo dalla famiglia Colonna a quella dei Theodoli, il Castello venne ampliato da Carlo Theodoli e divenne un imponente Palazzo signorile che sovrasta l’alta scarpata di roccia su cui sorge. A Carlo Theodoli si deve dunque la caratteristica forma a nave. Attualmente il Palazzo è una dimora privata della famiglia mentre la Residenza Municipale è l’ex convento dei frati Carmelitani sul borgo Mario Theodoli, fatto costruire nella seconda metà del Seicento e acquisito al demanio pubblico dopo l’esproprio dei beni ecclesiastici avvenuto con l’unità d’Italia. Sull’angolo del palazzo municipale, la lapide marmorea indica l’apertura del borgo Mario Theodoli al 1649 e la dedicazione della chiesa adiacente a San Rocco.

La devozione a San Vito

Sulla sommità di uno dei colli su cui si sviluppa l’abitato, la chiesa di San Vito nasce su una piccola cappella demolita intorno al 1725 quando per opera del Marchese ed architetto Gerolamo Theodoli venne realizzato l’attuale edificio di culto, ad un’unica navata. I dipinti rappresentano per la gran parte scene di vita del Santo, accompagnato dai genitori adottivi Modesto e Crescenza. Tra le finiture troviamo lo stemma dei Theodoli: questo si trova al centro della nicchia che sull’altare maggiore accoglie la statua del Santo. Realizzata in bronzo, questa venne benedetta nel 1947 poiché l’anno precedente una candela rimasta accesa dopo la festività del Patrono provocò l’incendio della statua lignea. La memoria del giovane San Vito, martire intorno al 303 insieme ai genitori adottivi Modesto e Crescenzia, si celebra il 15 giugno o la domenica successiva.

Tradizioni e sapori

San Vito Romano appartiene all’Associazione Italiana Città dell’olio per la lunga tradizione che lega il territorio alla coltivazione di uliveti, in modo particolare qui si coltiva, anche a livello aziendale, la Rosciola, un particolare tipo di oliva dal colore rossastro, attestato fin dal 1877. Oltre agli uliveti, anche i vigneti caratterizzano il paesaggio e la produzione vitivinicola continua la tradizione con aziende dinamiche, nate da lunghe tradizioni familiari. La cucina merita un cenno per la pizza di granturco e broccoletti, per le ciambelline al vino, per le ciambelle all’anice, poi ancora per le polpette al sugo, per le fettuccine e per i ravioli di ricotta e bietola, senza dimenticare la frittura di buraggine e dei fiori di zucchine con le alici.

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